venerdì 5 febbraio 2010

I miei racconti - Mistress D, sessione 1

















La Mistress entrò nella stanza.
Lo slave era in ginocchio al centro della stanza,
di spalle, avvolto dalla tenue luce della candela.
La mistress si avvicinò.Il rumore dei suoi tacchi
sul pavimento ne violò il silenzio.
Cominciò lentamente a girare intorno allo slave,
che, a testa china, ne intravedeva solo le gambe.
"E tu saresti qui per farmi divertire?" chiese la
padrona, con tono ironico.
Dopo alcuni istanti, aggiunse:"Patetico"
"Spogliati" ordinò la Mistress.
Lo slave iniziò a togliersi la maglia, e subito
la Mistress lo prese per i capelli, e a pochi centi
metri dal suo viso, sbraitò "Quando ti do un ordine,
oltre a eseguirlo all'istante, devi SEMPRE rispondere
'Sì Mistress', sono stata chiara?"
"Sì Mistress",rispose all'istante lo slave.
La Mistress mollò la presa, e ingiunse "continua!"
Lo slave si spogliò e rimase in pantaloncini.
La mistress ordinò di porgere i polsi, e gli mise
delle manette cromate.
Gli si sedette innanzi, su una comoda poltroncina,
accavallando le gambe.

"Puliscimi gli stivali....ma con la lingua",ordinò
perentoria.
Lo slave obbedì, e con delicatezza prese tra le mani
ammanettate la caviglia della mistress e iniziò a compiere
la sua opera dalla punta dello stivale.
Dopo alcuni, interminabili istanti di umiliazione, lo
slave si ritrovò di nuovo con i capelli tra le dita
della Padrona: "Stai facendo un pessimo lavoro, incapace!
Puliscili bene, o te ne faccio pentire"
Uno schiaffo sottolineò l'avvertimento.
Lo slave ricominciò a leccare la pelle, con rinnovato
entusiasmo.
La mistress, con un espressione soddisfatta, osservava
compiaciuta.
Lo slave per un istante volle ammirarla, e subito una
cinghiata si infranse sulla sua schiena.
"Non sono ammesse distrazioni", ammonì la Mistress.
Quando ancora lo slave non aveva finito di trattare la
prima calzatura, la Mistress, annoiata da tanta incompetenza,
Decise di infierire.
"Ora mi hai stufato...Non sai neanche pulire un paio di
stivali, verme!"
Lo slave, costernato, tentò una giustificazione,ma venne subito
apostrofato con un altra sberla.

La mistress gli tolse le manette.
"Ora prendi posizione sul tavolo di tortura, lurido verme"
Lo slave si voltò e fece per alzarsi....Ma la Mistress si infuriò:
"Chi cazzo ti ha ordinato di alzarti in piedi! Hai forse sentito
un ordine in proposito? Ci devi arrivare carponi, schifoso!"
Ogni singola parola fu scandita e sottolineata da una cinghiata
sulla schiena.
Lo slave prese posizione, sdraiato a pancia in giù.
"Sei proprio un idiota allora...VOLTATIIII!!!!!!!!"
Lo slave si mise nel modo opposto, e la Mistress prontamente gli
prese i capezzoli tra le dita e glieli strizzò con forza, aggiungendo:
"Ti conviene obbedire alla lettera ai miei ordini, se no sono
cazzi tuoi, CHIARO????? E' CHIAROOO??!!"
A ogni "chiaro", lo slave, ormai terrorizzato, rispondeva con la frase
di rito.
La padrona sembrò calmarsi, e con calma, quasi tenerezza, legò le mani
e i piedi dello slave al vecchio telaio da tortura di legno.
Applicò due mollette ai capezzoli dello slave, poi aumentò la pressione
con le dita, e a ogni strizzata sorrideva maliziosamente allo slave.
Poi prese la candela e la tenne sospesa sopra al petto dello slave.....
"No mistress...ti prego..." implorò il succube.
"Devi stare zitto...ho appena cominciato a divertirmi" La frase
fu accompagnata da una abbondante colata di cera fusa sullo sterno.
Lo slave strabuzzò gli occhi, e strinse la mascella per il dolore,ma
non fiatò.
"Bravo slave,vedo che cominci a capire chi comanda"
La mistress infierì svariate volte con la cera fusa, e ad ogni eccessivo
gemito dello slave,lo puniva strizzando le mollette sui capezzoli.
Nel punto di massima rabbia,arrivò a sorridere maliziosamente al
sub, mentre con la punta del dito scendeva lentamente le carni martoriate
del suo petto, fin quasi all'inguine...dopodichè risaì rapidamente
e strizzò le mollette fortissimo,ridendogli in faccia.

"ora questo gioco mi ha stufato" dichiarò la Mistress,dopo alcuni eterni
minuti di supplizio.
liberò lo slave, lo fece mettere in ginocchio, e gli mise collare e manette.
Tirandolo per il guinzaglio,lo trascinò per la stanza,accomodandosi sul
trono,a gambe accavallate.
Lentamente si accese una sigaretta,mentre lo slave prese posizione di fianco
a lei, a capo chino.
"Reggi il portacenere", ingiunse la divina.
Lo slave obbedì all'istante, e prese il portacenere con entrambe le mani,
tenendolo sospeso in modo da offrire la massima comodità alla mistress,
che compiaciuta da tanta sottomissione, decise di premiarlo.
"Bravo slave, meriti un premio"
Gli alzò la testa stringendogli il mento, e gli ordinò di aprire la bocca.
guardandolo dall'altò,gli si avvicinò al viso.
"Apri la bocca e tira fuori la lingua"
Lentamente, la Mistress fece colare un grosso grumo di saliva lungo la propria
lingua, che atterrò su quella dello slave.
"Gustatelo bene" disse sorridendo.
Lo slave lo degustò con piacere, mentre prontamente riprendeva posizione.
Ma la mistress non si era per nulla intenerita, tant'è vero che di proposito
fece cadere la cenere per terra, attribuendone la colpa all'errata posizione
dello slave.
Il suo sguardo si fece di fuoco.
"Adesso mi hai fatto incazzare sul serio", sbraitò.

Spense la siga con impeto e trascinò lo slave per il guinzaglio, carponi,
fino alla cella di detenzione.
"In ginocchio!" urlò.
Poi si avvicinò allo slave: "Ora te ne stai in punizione qui al buio e al
freddo per un pò, finchè decido come punirti"
Lo slave rimase solo nell'antro oscuro, consapevole della propria rovina.
Dopo alcuni minuti che parvero senza fine, la mistress aprì la porta,
e trascinò lo slave giù per le scale,fino alla segreta.
Gli ordinò di avvicinarsi alla scala ed alzare mani, e lo ammanettò alla
balaustra.
Poi prese a frustarlo...dapprima i colpi si susseguivano con estenuanti pause...
Poi più vicini...più vicini...finchè lo slave non fu sottoposto a una tempesta
di colpi che gli incendiarono la schiena.
Mugolava come un disperato...ma non chiese mai pietà,consapevole di meritare
un simile castigo.
La mistress si fermò di colpo.Per alcuni brevi istanti lo slave si illuse di
averla placata.Le dita della mistress gli accarezzarono la schiena dolorante,
scendendo lentamente...
Sempre lentamente,la mistress gli abbassò i pantaloncini,lasciando scoperte
le pallide chiappe..
lo slave capì allora cosa aveva in mente la sua dominatrice.E fece una cosa inaudita.
Chiamò la mistress per nome,e la implorò di non farlo.Il gioco era stato
interrotto...troppa era la confidenza tra di loro...ma la pausa durò poco....
La mistress, forse leggermente intenerita,rispose con tono comprensivo:
"Hai voluto la bicicletta..............................e adesso pedali"
E subito risevò al suo povero sedere lo stesso trattamento che aveva rivolto
alla schiena, aggiungendovi una abbondante dose di sculacciate a a mani nude.
Lo slave,esausto, umiliato, ridotto quasi alle lacrime, fu liberato, e nuovamente
trascinato al piano superiore, e fatto inginocchiare davanti al trono della mistress,
che però non prese posto sul suo regale posto.
"Bravo slave...tutto sommato ti credevo meno disciplinato,anche se hai ancora molto
da imparare.Ti concedo di farti una sega in solitudine...Ah, dimenticavo: voglio che
tu immagini che io sia seduta sul trono e che tu mi stia leccando il culo...E mi
raccomando,vedi di non immaginare altro,se no la prossima volta ti concio da sbatter
via".
La mistress lasciò la stanza,e lo slave eseguì.

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