venerdì 5 febbraio 2010

I miei racconti - n° 2 - La segreta





















Il Master aprì la piccola e vecchia porta di legno, ed elisa vide all'interno il preludio di ciò che l'aspettava.Una piccola scala di pietra coi gradini consumati dai secoli scendeva verso l'ignoto.ogni 6 gradini una piccola candela rossa accesa.Era la discesa verso l'inferno, verso la perdizione...ma anche verso il paradiso.
"Entra" disse lui.Il tono del Master non ammetteva repliche.Elisa mise il piede sul primo gradino.
Esitò,pensando a ciò che l'aspettava.Poi, con movimenti lenti e circospetti,iniziò la discesa.
Il botto della porticina contro lo stipite fu come il sigillo della sua condanna.Una condanna fatta di umiliazione e di piacere.Si voltò, giusto in tempo per vedere il Master che serrava un pesante chiavistello di ferro, e vi apponeva un lucchetto.Serrando in lucchetto il Master si voltò verso di lei, regalandole un sorriso maligno:"Adesso non puoi più tornare indietro"
Il cuore cominciò a batterle forte.Scese gli ultimi gradini.Una buia stanza col pavimento di terra battuta, le alte mura di pietra dei sotterranei del vecchio castello.Un altra polta chiusa dinnanzi a chissà quali altre paure.
"apri l'altra porta" le intimò il Master.
Elisa ubbidì.Era una piccola segreta medievale, usata per chissà quali tristi e ingiuste carcerazioni nei secoli bui, quando il maniero era giovane.Un giaciglio in pietra, una sola candela in un angolo del pavimento.Due corde munite di piccolo cappio penzolavano dal soffitto, appese a due occhielli arrugginiti. Il master la osservava a braccia conserte.
"Spogliati"
Elisa si tolse il vestito nero aderente che il master le aveva ordinato di indossare prima dell'incontro. "Togliti tutto,resta in perizoma e stivali" ordinò lui.
Obbedì.Sentiva il freddo che la avvolgeva, ma il calore che cominciava a salirle tra le cosce la protesse.Elisa indugiò "Senti, io non sono più tanto sicura..."
Non fece in tempo a finire la frase,perchè il ceffone del master gliela strappò dalla bocca. Lui la prese per i capelli,avvicinando i due visi:
"senti troietta, non sono sceso nella mia camera dei giochi per sentire le lamentele di una stronza indecisa"
Il Master le abbassò la testa, e con la mano libera prese a sculacciarla con una forza inaudita. Elisa mugolò,pianse, mentre il Master le urlava tra un colpo e l'altro:
"Chi è il tuo Master,troia?"
"Tu!TU!PIETA'!!!" era la sua puntuale risposta.
Il calore delle sue natiche percosse si unì a quello della sua figa ormai fradicia, risalì per la spina dorsale,diventò fuoco quando il master le prese le braccia e gliele unì dietro la schiena per tenerle i polsi con una mano sola, mentre con l'altra finiva di dissacrare le sue chiappe ormai rosse di dolore e vergogna.
"Bene,vedo che cominci a capire.E chi è la mia schiava cagna e sottomessa?"
"Io,IO PADRONE!"
L'ammissione di sottomissione pose fine alla punizione e inizio al vero gioco.
"Alzati" impose lui.
Elisa si alzò, e si asciugò le prime lacrime con la mano destra ormai libera.
Il Master le prese il polso sinistro e lo mise in uno dei cappi,e così fece con il destro.
Poi strinse.Elisa era ormai appesa come una vera schiava,in piedi sui tacchi degli stivali,con le braccia in alto e la schiena rivolta al Master.
Il Master le strappo in un istante il perizoma.
Sentì il fiato del master sul collo.Sentì le sue mani che la palpavano in modo osceno,le strizzavano le tette,i capezzoli,le titillavano il grilletto.Si sentiva ormai una creatura senza volontà propria, spettatrice impotente della sua stessa depravazione.
"Dimmi che sei la mia troia" sbottò il Master.
"Sono la tua troia!" una voce proveniente da molto lontano rispose.Elisa la riconobbe a stento come la propria.Il master ora le stava leccando il collo,poi la sua lingua umida discese la spina dorsale, mentre le mani impietose strizzavano le chiappe, allargandole, rinnovando il dolore delle percosse appena subite.Il master le leccò il culo con passione e violenza, mordicchiando le chiappe di tanto in tanto.Il dolore e la paura si sciolsero in un istante in un lunghissimo momento di intimo calore, di sconcio piacere.
Ma fu solo un breve spiraglio di luce nel buio, perchè subitò sentì la cappella gonfia del Master che si faceva strada tra le chiappe aperte.Non fece in tempo a sentirlo spingere sull'orifizio che il master con un colpo secco la inculò,spingendo la prima pompata fino in fondo.
Il dolore fu lancinante, ma fece cadere quell'ultimo barlume di contatto con la normale realtà.
Ora Elisa si vedeva dall'esterno, si vedeva come realmente era,una lurida scrofa legata in piedi con un maiale superdotato che le stava stantuffando il culo.Fu solo una fugace visione, subito si ritrovò nel suo corpo,con le spinte di lui che si facevano più forti e frequenti, mentre il dolore si mischiava a quel profondo e proibito piacere che aveva sempre cercato.
Il master le ordino di spingere di più le chiappe durante gli affondi, lei rispondeva
"sì Master" ad ogni richiesta,con voce flebile e meccanica,resa tremolante dai mugolii.
L'inculata parve lunghissima, ormai il normale corso del tempo era stato distorto da questa fantasia reale che insieme avevano creato.Lui le sciolse i polsi.
Lei abbassò le braccia, e lui uscì,ma il sollievo fu di breve durata,perchè subito lui le ordinò di inginocchiarsi, sottolineando il comando prendendole la testa da dietro per i capelli.
Non appena il suo cazzo le premette contro le labbra Elisa aprì la bocca,servizievole.Ormai era
sua,succhiò e ciucciò con una passione e una riconoscenza mai provata, gustando la carne al ritmo imposto dal Master.Il Master la stava scopando in bocca, usandola come più gli aggradava.
Questo pensierò la fece sentire troia come non mai.
Il Master a questo punto la fece alzare e la stese sul giaciglio di pietra, pancia all'aria, tenendole le gambe per le caviglie bene aperte.Un guizzo e il suo cazzone durissimo la sfondò di nuovo, senza dolore, ormai rimpiazzato dal solo piacere.
Il master le ordinò di masturbarsi mentre veniva inculata, e ogni tanto le prendeva la mano e succhiava i suoi umori dalle dita,o le dava una piccola sberla, o le strizzava capezzoli e cosce.
"Brava puttana,ti meritì un premio" Il Master si abbassò su di lei,i due corpi sudati e caldi scivolavano su e giù uno sull'altro mentre il Master con una mano le prese la bocca dalle guance
aprendola,per poi baciarla muovendo la lingua con un ritmo simile a quello delle pompate che la stavano oscenamente sfondando.
In quel momento Elisa venne a ripetizione,con spasmi che la lasciavano esausta e intontita.
Continuarono per ore,finchè il Master uscì da lei, si sedette sulla sua faccia e la obbligò a
leccargli il buco del culo.Dopo pochi secondi l'umiliazione fu completa perchè il Master si girò e le mise il cazzone in gola giusto il tempo per inondarla di sperma."Bevi tutto,troia" fu il suo congedo.Elisa ingoiò il suo succo, e questo le provocò l'ultimo orgasmo.
Dopo pochi minuti si erano già docciati e rivestiti nel bagno della piccola stanzetta da cui erano scesi.Lui la riaccompagnò alla macchina, e la salutò con un tenero bacio.
"Master,la prego,mi dica che mi riceverà ancora" disse lei,implorante.
Il Master la guardò con il suo sgauardo dolce e bastardo insieme...Quello sguardo la faceva
impazzire.dopo un interminabile secondo, disse:
"Abbiamo appena cominciato"

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