venerdì 5 febbraio 2010

Altre ancora...





Altre ancora...





Altre tipe che mi piacciono...




Tipe che mi piacciono...





I miei racconti - Mistress D, sessione 2





















Il racconto è scritto a fianco delle immagini....

I miei racconti - Mistress D, sessione 1

















La Mistress entrò nella stanza.
Lo slave era in ginocchio al centro della stanza,
di spalle, avvolto dalla tenue luce della candela.
La mistress si avvicinò.Il rumore dei suoi tacchi
sul pavimento ne violò il silenzio.
Cominciò lentamente a girare intorno allo slave,
che, a testa china, ne intravedeva solo le gambe.
"E tu saresti qui per farmi divertire?" chiese la
padrona, con tono ironico.
Dopo alcuni istanti, aggiunse:"Patetico"
"Spogliati" ordinò la Mistress.
Lo slave iniziò a togliersi la maglia, e subito
la Mistress lo prese per i capelli, e a pochi centi
metri dal suo viso, sbraitò "Quando ti do un ordine,
oltre a eseguirlo all'istante, devi SEMPRE rispondere
'Sì Mistress', sono stata chiara?"
"Sì Mistress",rispose all'istante lo slave.
La Mistress mollò la presa, e ingiunse "continua!"
Lo slave si spogliò e rimase in pantaloncini.
La mistress ordinò di porgere i polsi, e gli mise
delle manette cromate.
Gli si sedette innanzi, su una comoda poltroncina,
accavallando le gambe.

"Puliscimi gli stivali....ma con la lingua",ordinò
perentoria.
Lo slave obbedì, e con delicatezza prese tra le mani
ammanettate la caviglia della mistress e iniziò a compiere
la sua opera dalla punta dello stivale.
Dopo alcuni, interminabili istanti di umiliazione, lo
slave si ritrovò di nuovo con i capelli tra le dita
della Padrona: "Stai facendo un pessimo lavoro, incapace!
Puliscili bene, o te ne faccio pentire"
Uno schiaffo sottolineò l'avvertimento.
Lo slave ricominciò a leccare la pelle, con rinnovato
entusiasmo.
La mistress, con un espressione soddisfatta, osservava
compiaciuta.
Lo slave per un istante volle ammirarla, e subito una
cinghiata si infranse sulla sua schiena.
"Non sono ammesse distrazioni", ammonì la Mistress.
Quando ancora lo slave non aveva finito di trattare la
prima calzatura, la Mistress, annoiata da tanta incompetenza,
Decise di infierire.
"Ora mi hai stufato...Non sai neanche pulire un paio di
stivali, verme!"
Lo slave, costernato, tentò una giustificazione,ma venne subito
apostrofato con un altra sberla.

La mistress gli tolse le manette.
"Ora prendi posizione sul tavolo di tortura, lurido verme"
Lo slave si voltò e fece per alzarsi....Ma la Mistress si infuriò:
"Chi cazzo ti ha ordinato di alzarti in piedi! Hai forse sentito
un ordine in proposito? Ci devi arrivare carponi, schifoso!"
Ogni singola parola fu scandita e sottolineata da una cinghiata
sulla schiena.
Lo slave prese posizione, sdraiato a pancia in giù.
"Sei proprio un idiota allora...VOLTATIIII!!!!!!!!"
Lo slave si mise nel modo opposto, e la Mistress prontamente gli
prese i capezzoli tra le dita e glieli strizzò con forza, aggiungendo:
"Ti conviene obbedire alla lettera ai miei ordini, se no sono
cazzi tuoi, CHIARO????? E' CHIAROOO??!!"
A ogni "chiaro", lo slave, ormai terrorizzato, rispondeva con la frase
di rito.
La padrona sembrò calmarsi, e con calma, quasi tenerezza, legò le mani
e i piedi dello slave al vecchio telaio da tortura di legno.
Applicò due mollette ai capezzoli dello slave, poi aumentò la pressione
con le dita, e a ogni strizzata sorrideva maliziosamente allo slave.
Poi prese la candela e la tenne sospesa sopra al petto dello slave.....
"No mistress...ti prego..." implorò il succube.
"Devi stare zitto...ho appena cominciato a divertirmi" La frase
fu accompagnata da una abbondante colata di cera fusa sullo sterno.
Lo slave strabuzzò gli occhi, e strinse la mascella per il dolore,ma
non fiatò.
"Bravo slave,vedo che cominci a capire chi comanda"
La mistress infierì svariate volte con la cera fusa, e ad ogni eccessivo
gemito dello slave,lo puniva strizzando le mollette sui capezzoli.
Nel punto di massima rabbia,arrivò a sorridere maliziosamente al
sub, mentre con la punta del dito scendeva lentamente le carni martoriate
del suo petto, fin quasi all'inguine...dopodichè risaì rapidamente
e strizzò le mollette fortissimo,ridendogli in faccia.

"ora questo gioco mi ha stufato" dichiarò la Mistress,dopo alcuni eterni
minuti di supplizio.
liberò lo slave, lo fece mettere in ginocchio, e gli mise collare e manette.
Tirandolo per il guinzaglio,lo trascinò per la stanza,accomodandosi sul
trono,a gambe accavallate.
Lentamente si accese una sigaretta,mentre lo slave prese posizione di fianco
a lei, a capo chino.
"Reggi il portacenere", ingiunse la divina.
Lo slave obbedì all'istante, e prese il portacenere con entrambe le mani,
tenendolo sospeso in modo da offrire la massima comodità alla mistress,
che compiaciuta da tanta sottomissione, decise di premiarlo.
"Bravo slave, meriti un premio"
Gli alzò la testa stringendogli il mento, e gli ordinò di aprire la bocca.
guardandolo dall'altò,gli si avvicinò al viso.
"Apri la bocca e tira fuori la lingua"
Lentamente, la Mistress fece colare un grosso grumo di saliva lungo la propria
lingua, che atterrò su quella dello slave.
"Gustatelo bene" disse sorridendo.
Lo slave lo degustò con piacere, mentre prontamente riprendeva posizione.
Ma la mistress non si era per nulla intenerita, tant'è vero che di proposito
fece cadere la cenere per terra, attribuendone la colpa all'errata posizione
dello slave.
Il suo sguardo si fece di fuoco.
"Adesso mi hai fatto incazzare sul serio", sbraitò.

Spense la siga con impeto e trascinò lo slave per il guinzaglio, carponi,
fino alla cella di detenzione.
"In ginocchio!" urlò.
Poi si avvicinò allo slave: "Ora te ne stai in punizione qui al buio e al
freddo per un pò, finchè decido come punirti"
Lo slave rimase solo nell'antro oscuro, consapevole della propria rovina.
Dopo alcuni minuti che parvero senza fine, la mistress aprì la porta,
e trascinò lo slave giù per le scale,fino alla segreta.
Gli ordinò di avvicinarsi alla scala ed alzare mani, e lo ammanettò alla
balaustra.
Poi prese a frustarlo...dapprima i colpi si susseguivano con estenuanti pause...
Poi più vicini...più vicini...finchè lo slave non fu sottoposto a una tempesta
di colpi che gli incendiarono la schiena.
Mugolava come un disperato...ma non chiese mai pietà,consapevole di meritare
un simile castigo.
La mistress si fermò di colpo.Per alcuni brevi istanti lo slave si illuse di
averla placata.Le dita della mistress gli accarezzarono la schiena dolorante,
scendendo lentamente...
Sempre lentamente,la mistress gli abbassò i pantaloncini,lasciando scoperte
le pallide chiappe..
lo slave capì allora cosa aveva in mente la sua dominatrice.E fece una cosa inaudita.
Chiamò la mistress per nome,e la implorò di non farlo.Il gioco era stato
interrotto...troppa era la confidenza tra di loro...ma la pausa durò poco....
La mistress, forse leggermente intenerita,rispose con tono comprensivo:
"Hai voluto la bicicletta..............................e adesso pedali"
E subito risevò al suo povero sedere lo stesso trattamento che aveva rivolto
alla schiena, aggiungendovi una abbondante dose di sculacciate a a mani nude.
Lo slave,esausto, umiliato, ridotto quasi alle lacrime, fu liberato, e nuovamente
trascinato al piano superiore, e fatto inginocchiare davanti al trono della mistress,
che però non prese posto sul suo regale posto.
"Bravo slave...tutto sommato ti credevo meno disciplinato,anche se hai ancora molto
da imparare.Ti concedo di farti una sega in solitudine...Ah, dimenticavo: voglio che
tu immagini che io sia seduta sul trono e che tu mi stia leccando il culo...E mi
raccomando,vedi di non immaginare altro,se no la prossima volta ti concio da sbatter
via".
La mistress lasciò la stanza,e lo slave eseguì.

I miei racconti - n° 2 - La segreta





















Il Master aprì la piccola e vecchia porta di legno, ed elisa vide all'interno il preludio di ciò che l'aspettava.Una piccola scala di pietra coi gradini consumati dai secoli scendeva verso l'ignoto.ogni 6 gradini una piccola candela rossa accesa.Era la discesa verso l'inferno, verso la perdizione...ma anche verso il paradiso.
"Entra" disse lui.Il tono del Master non ammetteva repliche.Elisa mise il piede sul primo gradino.
Esitò,pensando a ciò che l'aspettava.Poi, con movimenti lenti e circospetti,iniziò la discesa.
Il botto della porticina contro lo stipite fu come il sigillo della sua condanna.Una condanna fatta di umiliazione e di piacere.Si voltò, giusto in tempo per vedere il Master che serrava un pesante chiavistello di ferro, e vi apponeva un lucchetto.Serrando in lucchetto il Master si voltò verso di lei, regalandole un sorriso maligno:"Adesso non puoi più tornare indietro"
Il cuore cominciò a batterle forte.Scese gli ultimi gradini.Una buia stanza col pavimento di terra battuta, le alte mura di pietra dei sotterranei del vecchio castello.Un altra polta chiusa dinnanzi a chissà quali altre paure.
"apri l'altra porta" le intimò il Master.
Elisa ubbidì.Era una piccola segreta medievale, usata per chissà quali tristi e ingiuste carcerazioni nei secoli bui, quando il maniero era giovane.Un giaciglio in pietra, una sola candela in un angolo del pavimento.Due corde munite di piccolo cappio penzolavano dal soffitto, appese a due occhielli arrugginiti. Il master la osservava a braccia conserte.
"Spogliati"
Elisa si tolse il vestito nero aderente che il master le aveva ordinato di indossare prima dell'incontro. "Togliti tutto,resta in perizoma e stivali" ordinò lui.
Obbedì.Sentiva il freddo che la avvolgeva, ma il calore che cominciava a salirle tra le cosce la protesse.Elisa indugiò "Senti, io non sono più tanto sicura..."
Non fece in tempo a finire la frase,perchè il ceffone del master gliela strappò dalla bocca. Lui la prese per i capelli,avvicinando i due visi:
"senti troietta, non sono sceso nella mia camera dei giochi per sentire le lamentele di una stronza indecisa"
Il Master le abbassò la testa, e con la mano libera prese a sculacciarla con una forza inaudita. Elisa mugolò,pianse, mentre il Master le urlava tra un colpo e l'altro:
"Chi è il tuo Master,troia?"
"Tu!TU!PIETA'!!!" era la sua puntuale risposta.
Il calore delle sue natiche percosse si unì a quello della sua figa ormai fradicia, risalì per la spina dorsale,diventò fuoco quando il master le prese le braccia e gliele unì dietro la schiena per tenerle i polsi con una mano sola, mentre con l'altra finiva di dissacrare le sue chiappe ormai rosse di dolore e vergogna.
"Bene,vedo che cominci a capire.E chi è la mia schiava cagna e sottomessa?"
"Io,IO PADRONE!"
L'ammissione di sottomissione pose fine alla punizione e inizio al vero gioco.
"Alzati" impose lui.
Elisa si alzò, e si asciugò le prime lacrime con la mano destra ormai libera.
Il Master le prese il polso sinistro e lo mise in uno dei cappi,e così fece con il destro.
Poi strinse.Elisa era ormai appesa come una vera schiava,in piedi sui tacchi degli stivali,con le braccia in alto e la schiena rivolta al Master.
Il Master le strappo in un istante il perizoma.
Sentì il fiato del master sul collo.Sentì le sue mani che la palpavano in modo osceno,le strizzavano le tette,i capezzoli,le titillavano il grilletto.Si sentiva ormai una creatura senza volontà propria, spettatrice impotente della sua stessa depravazione.
"Dimmi che sei la mia troia" sbottò il Master.
"Sono la tua troia!" una voce proveniente da molto lontano rispose.Elisa la riconobbe a stento come la propria.Il master ora le stava leccando il collo,poi la sua lingua umida discese la spina dorsale, mentre le mani impietose strizzavano le chiappe, allargandole, rinnovando il dolore delle percosse appena subite.Il master le leccò il culo con passione e violenza, mordicchiando le chiappe di tanto in tanto.Il dolore e la paura si sciolsero in un istante in un lunghissimo momento di intimo calore, di sconcio piacere.
Ma fu solo un breve spiraglio di luce nel buio, perchè subitò sentì la cappella gonfia del Master che si faceva strada tra le chiappe aperte.Non fece in tempo a sentirlo spingere sull'orifizio che il master con un colpo secco la inculò,spingendo la prima pompata fino in fondo.
Il dolore fu lancinante, ma fece cadere quell'ultimo barlume di contatto con la normale realtà.
Ora Elisa si vedeva dall'esterno, si vedeva come realmente era,una lurida scrofa legata in piedi con un maiale superdotato che le stava stantuffando il culo.Fu solo una fugace visione, subito si ritrovò nel suo corpo,con le spinte di lui che si facevano più forti e frequenti, mentre il dolore si mischiava a quel profondo e proibito piacere che aveva sempre cercato.
Il master le ordino di spingere di più le chiappe durante gli affondi, lei rispondeva
"sì Master" ad ogni richiesta,con voce flebile e meccanica,resa tremolante dai mugolii.
L'inculata parve lunghissima, ormai il normale corso del tempo era stato distorto da questa fantasia reale che insieme avevano creato.Lui le sciolse i polsi.
Lei abbassò le braccia, e lui uscì,ma il sollievo fu di breve durata,perchè subito lui le ordinò di inginocchiarsi, sottolineando il comando prendendole la testa da dietro per i capelli.
Non appena il suo cazzo le premette contro le labbra Elisa aprì la bocca,servizievole.Ormai era
sua,succhiò e ciucciò con una passione e una riconoscenza mai provata, gustando la carne al ritmo imposto dal Master.Il Master la stava scopando in bocca, usandola come più gli aggradava.
Questo pensierò la fece sentire troia come non mai.
Il Master a questo punto la fece alzare e la stese sul giaciglio di pietra, pancia all'aria, tenendole le gambe per le caviglie bene aperte.Un guizzo e il suo cazzone durissimo la sfondò di nuovo, senza dolore, ormai rimpiazzato dal solo piacere.
Il master le ordinò di masturbarsi mentre veniva inculata, e ogni tanto le prendeva la mano e succhiava i suoi umori dalle dita,o le dava una piccola sberla, o le strizzava capezzoli e cosce.
"Brava puttana,ti meritì un premio" Il Master si abbassò su di lei,i due corpi sudati e caldi scivolavano su e giù uno sull'altro mentre il Master con una mano le prese la bocca dalle guance
aprendola,per poi baciarla muovendo la lingua con un ritmo simile a quello delle pompate che la stavano oscenamente sfondando.
In quel momento Elisa venne a ripetizione,con spasmi che la lasciavano esausta e intontita.
Continuarono per ore,finchè il Master uscì da lei, si sedette sulla sua faccia e la obbligò a
leccargli il buco del culo.Dopo pochi secondi l'umiliazione fu completa perchè il Master si girò e le mise il cazzone in gola giusto il tempo per inondarla di sperma."Bevi tutto,troia" fu il suo congedo.Elisa ingoiò il suo succo, e questo le provocò l'ultimo orgasmo.
Dopo pochi minuti si erano già docciati e rivestiti nel bagno della piccola stanzetta da cui erano scesi.Lui la riaccompagnò alla macchina, e la salutò con un tenero bacio.
"Master,la prego,mi dica che mi riceverà ancora" disse lei,implorante.
Il Master la guardò con il suo sgauardo dolce e bastardo insieme...Quello sguardo la faceva
impazzire.dopo un interminabile secondo, disse:
"Abbiamo appena cominciato"

I miei racconti - n° 1 - In Treno





















Erano quasi le 5 del pomeriggio quando il solito locale comparve, in lontananza, agli occhi di chi lo attendeva alla stazioncina di un paesino della provincia Novarese. Quando fu a pochi metri dall’inizio del marciapiede,
il suono della sirena e lo stridio dei freni coprì il vociare delle poche persone che non vedevano l’ora di salire sul treno per tornare a casa dopo la giornata di lavoro.

Fu proprio quando il treno mi passò davanti lentamente, quasi fermo, che vidi, attraverso un finestrino, il viso dolcissimo di una ragazza non più che ventenne senz’altro assorta nei suoi pensieri. Salii sul treno; era quasi vuoto.
Decisi subito che mi sarei seduto vicino alla ragazza, dall’altro lato del corridoio e di fronte a lei. Mi sembrava un buon modo per osservarla senza che lei se ne accorgesse. E così fu. La prima cosa che balzò ai miei occhi era senza dubbio
la sua aria da porca repressa. Era piccola, piuttosto grassoccia, con un look dark-gothic molto intrigante: top nero scollato con lacci sul davanti, gonna lunga nera con spacchi laterali, stivali neri, eyelyner, molti braccialetti metallici e borchiati, collarino nero aderente al collo,piercing al sopracciglio destro,alla narice sinistra,tra mento e labbra...
La sua postura da brava bambina,seduta con le gambe accavallate e le mani sulle coscie come per mantenere la gonna al suo posto e non esagerare nel mostrare la pelle della coscia, lo sguardo assente perso nel panorama scorrevole del treno in corsa faceva a pugni con quel look provocante e sicuro di se.Il mio sesto senso mi diceva che mi ero imbattuto in una ragazza giovane che stava scoprendo proprio in quel periodo la propria sensualità, ma che non aveva ancora avuto l'occasione di manifestarla con la persona giusta che la sapesse capire e incentivare.

Continuava a guardare fuori dal finestrino, aveva le gambe accavallate e le mani sulle cosce. Assorta nei suoi pensieri, faceva dondolare, credo istintivamente, la gamba che non toccava il pavimento mettendo in evidenza, seppur senza volerlo,
il suo piedino stretto nello stivale nero con tacco alto.

Quel suo movimento mi eccitava da morire. Da dietro gli occhiali da sole continuavo a guardarla, e sentivo la mia
eccitazione crescere, sentivo il pene premere sempre di più sotto nei jeans. Da quando iniziai a praticare l’arte del BDSM, scelsi sempre le mie schiave tra ragazze che non conoscevo: non volevo nessun legame, ne d’amicizia, ne tanto meno
di tipo sentimentale.

Decisi che lei sarebbe diventata mia schiava.

Tentai quello che io chiamo "approccio silenzioso". Scrissi un messaggio breve e conciso su un pezzo di carta di fortuna:
"Sei bella… nient’altro. Se mi cerchi, mi siedo in fondo alla carrozza. Se mi raggiungi fallo in silenzio e quando ti
siederai di fianco a me rimani in silenzio".

Mi alzai, le passai accanto e le posi il biglietto sul piccolo ripiano sotto al finestrino. Senza nemmeno guardarla mi allontanai e andai, come programmato a sedermi nell’ultimo sedile prima della porta. Guardavo il corridoio nella speranza
di vederla alzarsi e dirigersi verso di me. Per un quarto d’ora rimase solo una speranza. Quando ormai cominciavo a perdere le speranze, la vidi alzarsi e venirmi incontro con un passo molto indeciso e un’espressione a dir poco interrogativa.

Si sedette accanto a me. Accavallò le gambe, come se quel gesto la facesse sentire più sicura, più protetta. Fu allora che le diedi uno schiaffo, non troppo forte ma nemmeno indolore, sulla coscia. Lei capì subito che la posizione che aveva assunto non era di mio gradimento e si mise composta. Sarà stata alta 1,65. Il vantaggio della mia altezza sulla sua, mi consentiva di intravedere sotto il suo top.

Sentivo dentro di me, salire sempre di più il desiderio di toccarla, di esplorarla ma, soprattutto, di umiliarla.
Le misi la mano sulla parte nuda della schiena. Nei suoi occhi, un’espressione di timore misto a curiosità. Mi girai parzialmente verso di lei. Lei fece per guardarmi. Un altro schiaffo colpì la sua coscia destra. "Ti ho detto di guardarmi?" le dissi con tono deciso ma con voce bassa. "Stai con lo sguardo basso e la schiena eretta…stronzetta" aggiunsi.

Subito assunse la posizione che le avevo ordinato e la mia mano sinistra si infilò sotto la maglietta. Quando la punta delle mie dita, prima, e tutta la mano, poi, toccarono la sua pelle, lei inspirò per un attimo e trattenne il respiro.
Vidi che sbarrò gli occhi e dischiuse leggermente le labbra. Rimanendo congelata in quell’espressione, trattenne il respiro per qualche secondo.

La mia mano iniziò a salire lungo la schiena. Sentivo la sua pelle liscia scorrere sotto le mie dita e avvertivo un leggero tremolio, sicuramente dovuto al suo timore; al timore di essersi messa in una situazione dalla quale non poteva, e non voleva, uscire. Mentre la mia mano sinistra continuava a toccarle la schiena nuda e la punta delle mie dita si
infilavano sotto il gancetto del reggiseno, la mia mano destra si appoggiava sulla sua coscia destra.
Accarezzandola con decisione, avvertivo la sua sodezza.La massaggiai a lungo nell’interno coscia, ma quando feci scorrere le mie dita verso il suo pube, comunque senza toccarlo, lei accennò leggermente a chiudere le gambe. "Ti credi così irresistibile?" le domandai con tono ironico e disprezzante. Lei capì di aver fatto un gesto a me non gradito e riaprì leggermente le gambe.

Il treno continuava la sua corsa seppur lenta. Una corsa che io avrei voluto continuasse all’infinito.

Con le dita della mano sinistra le sganciai il reggiseno mentre la punta del mio indice destro si appoggiava con un tocco deciso sulle sue mutandine; mi eccitava pensare che, da dietro un leggero strato di stoffa, lei sentiva il mio dito indugiare all’altezza del suo clitoride. La sue espressione diveniva sempre più attonita ma, quasi certamente,
la sua mente sempre più desiderosa.

Era grassoccia sì, ma nel modo giusto. Le mie dita, mentre passavano dai jeans al suo addome, scorrevano sulla pelle liscia.
Al loro passaggio la sua diventava "pelle d’oca". Quando sfiorai la stoffa del reggiseno alla base del seno, vidi i suoi occhi chiudersi e le sue labbra aprirsi sempre più, in una espressione che ormai era di piacere. Prima di sollevare il reggiseno, raccolsi il suo seno sinistro nella mia mano. La stoffa era leggerissima.
Con il dito sentivo il suo capezzolo inturgidirsi attraverso il tessuto. Fu allora che sollevai il reggiseno e la toccai sul seno nudo. La palpavo con movimenti sempre più decisi e forti e con la mano sinistra, ancora sulla sua schiena, premevo
in avanti come a voler dire: "Sei mia….puttanella!"

Sentivo il pene sempre più rigido nei pantaloni. La mia eccitazione era vertiginosamente alta. Voleva essere adorato, baciato, succhiato. "Inginocchiati fra le mie gambe!" le ordinai sempre con tono deciso ma al tempo stesso pacato. "Ma se arriva qualcuno?" mi rispose con aria meravigliata.

Dovevo farle capire che ogni cosa che dicesse che non fosse "Sì, padrone" era superflua ma, soprattutto, molto irritante. Racchiusi il suo capezzolo fra il pollice e l’indice e iniziai a stringere. Subito la avvertii: "Se fiati stringo ancora di più". Aumentai la pressione finchè vidi il suo viso esprimere dolore, un dolore che era ormai diventato insopportabile.
"Allora?" le chiesi con tono ironico. Senza dire nulla, si alzò e si inginocchiò fra le mie gambe aperte. Mi slacciai i jeans, e mentre abbassavo gli slip le dissi: "Faccio io, perché tu non sei nemmeno degna di toccarmi".

Lo tirai fuori. Era eretto e si trovava a pochi centimetri dal suo visino innocente. "Accarezzalo con le labbra — le dissi —
ma se lo sfiori con le mani sarai punita". Iniziò a percorrere tutta l’asta sfiorandolo con le labbra, su e giù più volte.
Fu quando le sue labbra erano sull’estremità che, con un gesto al limite del violento, le premetti sulla nuca con forza, obbligandola ad aprire le labbra e ad accogliere il mio pene nella sua bocca. Dapprima si gelò. Spalancò gli occhi: era completamente incredula; in un giorno qualsiasi, durante un viaggio qualsiasi, stava succhiando il sesso di un ragazzo
di cui, 5 minuti prima, non conosceva nemmeno l’esistenza e che la trattava come una schiava. Ma di una cosa era sicura:
tutto ciò, non solo le piaceva; tutto ciò la eccitava.

Con movimenti ripetuti della mano che le tenevano la testa, le impartii gli ordini; lei capì che io volevo che continuasse a succhiarlo, e così fece. Passato lo stupore iniziale, chiuse sempre più gli occhi. Voleva assaporarlo tutto. Mentre sentivo le sue labbra scorrere tutto il mio pene, dentro la sua bocca piccola e stretta, avvertivo la sua lingua muoversi per cercare, sfiorare e stimolare il mio punto più sensibile.

Ancora qualche movimento e sarei sicuramente venuto. Ma volevo che prima godesse lei. Volevo che capisse che uno sconosciuto che la considerava meno di niente, l’avrebbe vista vivere il suo orgasmo, il momento per lei più intimo.

"Siediti di fronte a me e abbassa le mutandine" le ordinai. Memore della punizione precedente, eseguì subito. "Abbassale fino alle caviglie e toglile" continuai con tono perentorio.

Quando fu pronta le allargai le ginocchia. Le sue mutandine di cotone bianco, lasciavano trasparire leggermente le forme del suo taglio, l’ombra della sua peluria morbida e i contorni appena accennati del suo nervetto. Quando le presi l’elastico delle mutandine sui fianchi, lei capì subito le mie intenzioni e, con gesto accondiscendente, sollevò il culetto per permettermi di abbassarle le mutandine fino alle caviglie. Appoggiando le quattro dita della mano destra sul suo monte di venere, simulando
un certo disprezzo, iniziai a stimolarle il clitoride con la pressione del pollice. Sentivo il suo nervetto inumidirsi sempre di più e farsi sempre più grosso.

Quando lei, forse per l’imbarazzo, voltò il viso di lato, le ordinai: "devi guardarmi negli occhi, inutile schiavetta" e, in segno di punizione, la schiaffeggiai una volta sola ma con decisione sulla vagina. Dopo il suo muto gesto di dolore, ripresi a massaggiarla come facevo prima. I movimenti sempre più frequenti del suo pube sotto la mia mano, mi dicevano che tutto ciò le piaceva. Teneva le braccia aperte, appoggiate sul sedile e ogni tanto stringeva le mani a pugno, come per resistere al piacere che saliva dentro di lei.

Quando vidi con la coda dell’occhio l’edificio del bowling alla mia destra, mi resi conto che ormai il tempo che ci separava dalla destinazione, o almeno dalla mia, ormai non era più tanto. Volevo umiliarla. Volevo vederla godere e, soprattutto, volevo che lei mi guardasse mentre lo faceva.

Il mio indice destro scese lungo la sua vagina seguendo la forma del suo taglio e, d’un tratto e con molta decisione la penetrai. La sorpresa, stampata a chiare lettere nei suoi occhi spalancati e sulle sue labbra socchiuse, le bloccò il respiro e, d’impulso le fece sollevare per un istante il culetto dal sedile. Il mio dito si muoveva dentro e fuori
dalla sua fichetta, ormai bagnato e lubrificato dai suoi umori, mentre il suo corpo si muoveva in modo sempre più accentuato e istintivo, alla ricerca del piacere.

Il mio movimento divenne sempre più intenso e martellante. Guardavo i suoi piedini nudi. Ad un tratto vidi che, per il piacere che provava, alzò i talloni e premette sulle punte. Quel gesto così manifesto di piacere, fecero salire alle stelle la mia eccitazione. La mia mano, quasi senza che me ne accorgessi, iniziò a muoversi sempre più in fretta e con maggior vigore, quasi con violenza.

Con movimento più che frenetico spingevo il dito più dentro che potevo. Pochi istanti dopo lei disse, quasi gridando:
"Basta!….Ti prego….Fermati!" Stava per venire, per raggiungere l’orgasmo.

Fu per me un incentivo a continuare in modo più deciso e veloce di prima.

Spinse con forza sulle punte dei piedi. Il suo culetto, il suo bacino e tutto il suo corpo era inarcato e sollevato dal sedile. Il suo respiro, da ansimante, si trasformò in leggeri mugolii di piacere che divennero sempre più intensi, finchè sentii il mio dito e parte della mia mano estremamente bagnata dei suoi umori, della sua rugiada di piacere. Aveva raggiunto l’orgasmo, era venuta nella mia mano e aveva goduto come una troietta sotto i miei occhi; gli occhi di uno sconosciuto.

Quando ricadde sul sedile, stanca e sicuramente estremamente imbarazzata, il mio pene fremeva. Voleva gettare il suo succo dentro di lei. Preso dalla voglia, la afferrai per le braccia e la tirai fino a farla inginocchiare di nuovo fra le mie gambe. Con la mano destra tenevo il pene verso la sua bocca, con la sinistra avvicinai con forza ad esso il suo viso.
Quando lo sentii fra le sue labbra, cominciai a muovere con vigore la sua testa. Nel momento in cui mi accorsi che il piacere stava avendo il sopravvento e che da lì a poco le sarei venuto in bocca, i miei movimenti si fecero sempre più rapidi, concitati ed energici. Passarono pochi secondi e le sue mani mi strinsero con forza i fianchi; il mio seme le stava riempiendo la bocca. Mi rivestii senza dirle nulla e, dopo pochi minuti, il treno si fermò alla stazione alla quale dovevo scendere.

Con stupore e piacere, mi resi conto che la mia destinazione era anche la sua.

All’improvviso, mi balenò in mente una domanda che mi fece capire che su di lei avrei esercitato per lungo tempo un certo potere, quel potere che le diede quell’immenso piacere:

con che espressione, con che occhi, con che sguardo ma, soprattutto, con che soggiogazione interiore mi avrebbe guardato in quelle innumerevoli volte che ci saremmo incontrati per caso, a passeggio per la nostra piccola cittadina?

BBW e BDSM











Nel bdsm mi piacciono entrambe i ruoli.
Quello da Master non l'ho mai interpretato fino
in fondo, a parte sporadiche esperienze
(la più classica è sculacciare e sottoporre a
turpiloquio la partner durante un fellatio piuttosto
deciso,di quelli con la manina che spinge giù la testa)
Tuttavia,dopo anni di fantasie inappagate, quest'anno sono
riuscito finalmente ad avere delle esperienze sm,
grazie alla complicità della mia migliore amica,
anch'essa curiosa del bdsm e dominante per natura.
Non mi sono stupito del fatto che la cosa mi sia
piaciuta, poichè tendo ad osservarmi e a cercare
di capire quali sono le pulsioni che provo e in che
modo sono nate.
Fin da piccolo, sono sempre stato attratto dalle
corde,dalle catene, dai giochi di dominazione.
Mia madre è una donna molto autoritaria, e fisicamente
abbondante.La mia esuberanza infantile è spesso stata
punita con abbondanti dosi di sberle, e credo che sia
stato questo che abbia catalizzato la mia natura latente
di slave.
Da adolescente non ero bellissimo,ma compensavo con la
mia brillantezza.
Sono sempre stato attratto dalle donne in carne,ma a
causa di una certa timidezza (che ormai non ho più),
perdetti l'occasione di fare sesso con una mia coetanea
piuttosto formosa, su cui mi divagavo con mille fantasie,
anche a sfondo sadomaso.
Anni dopo, ci riprovai seriamente con lei, in un soleggiato
pomeriggio primaverile,a casa di un amico.
Purtroppo era ormai fidanzatissima, e mi diede un 2 di
picche colossale :)
Credo che la componente di umiliazione psicologica possa
venire da questo episodio, che quantomeno si è aggiunto
alle mie fantasie arricchendole di un componente
fondamentale: mi piace essere umiliato da una donna in carne.
Fortunatamente anche la mia migliore amica è piuttosto
tornita, ed infatti il mio appagamento nel servirla è stato
totale.
Ora lei ha una relazione stabile, e questo preclude a lungo
termine ogni possibilità di giocare tra di noi.
Ho una discreta cultura, anche se non sono laureato ho
cercato di ampliare i miei orizzonti,leggendo e imparando.
All'interno del gioco sono totalmente succube della
mia Mistress, per questo non mi farei mai dominare da una
persona che non ritengo al mio livello mentale.

BDSM per gioco e per passione

Ho aperto questo blog per avere uno scambio culturale con persone, come me, interessate al bdsm. La mia email è coppiadomina2008@live.it